martedì 30 novembre 2010

Caro Maestro Monicelli...

Caro Maestro Monicelli,
qualche anno fa, durante le giornate del cinema italiano organizzate presso il Lincoln Centre a New York, ebbi la fortuna di passare con Lei un intero pomeriggio, passeggiando per le strade della Grande Mela, guardando gli americani, fermandoci in un paio di bar, facendo colazione insieme, scendendo da due taxi di indiani sik, fortuna che per me si concretizzò nel fatto che per qualche ora potei ascoltare le sue parole in intimità e confidenza da italiani in vacanza all'estero, con quel tanto di comico che fa sempre sentire appiccicato "l'estero" addosso a chi vi cade brancaleonescamente dentro. Inutile dire che fu un momento divertentissimo ed indimenticabile, e ovviamente istruttivo.
Maestro, l'ho sempre considerata uno degli uomini più importanti della storia del cinema di tutti i tempi.
Voglio dirle che mi ha sempre sorpreso immensamente per la sua schiettezza ed ironia, spesso divertito cinismo, su tutto quello che passandole davanti riusciva a "bloccare", fotografare, leggere al di là del banale, della convenzione, del moralismo, e della superficie di comodo, elaborare, riproporre con ironia, realizzando una vera e propria filosofia del vivere che non ha pari, sia umanamente che artisticamente, illuminando le cose con pura verità ed unica capacità di sguardo. Ciò che di Lei mi colpisce, è la fondamentale giustezza algebrica delle sue idee, dei suoi valori. E la totale mancanza di sovrastruttura nel giudizio, la sua trasparentissima capacità di non farsi prendere in giro prendendosi costantemente poco sul serio in quella disciplina sottile e raffinatissima dell'ironia ed autorinoia che solo i grandi possono mettere in campo con una abilità sapiente che viene dall'aver vissuto e fatto le cose e non nell' averle solo pensate, o per sentito dire, vissute tramite altri.
Non spreca le parole Monicelli, è sempre di una essenzialità romanica, dura, sana, umanissima, il suo occhio luminoso e profondo mi ha sempre rimandato sensazioni antiche e grandiose, di cinema e di vita ed anche di eroismo, una cifra che ha manifestato, checchè qualcuno verrà a dirci, fino all'ultimo respiro.
Grazie Maestro, forse lei, come già fece a New York, mi sbeffeggerebbe per il titolo che uso rivolgendomi a lei, intimadomi di chiamarla Mario, ma non saprei cos'altro fare per riferirmi a lei in questo momento doloroso, e a lei sento di dover sin d'ora dedicare col cuore questo film che sto realizzando, perchè nessuno di noi che l' ha conosciuta, vista, ascoltata, letta, non può, amandola, seguendola idealmente, non sentirsi figlio suo, figli di un padre che vive sempre in noi per quanto scrisse, girò e raccontò, sullo schermo, sui giornali, in quelle passeggiate indimenticabili nell'animo umano che furono le sue opere ed il suo impegno.
Mi mancherà immensamente, ma in questo difficile momento credo che il suo esempio potrà davvero diventare la bussola che la nostra Cultura sta cercando.

Con affetto.

Eugenio Cappuccio

lunedì 29 novembre 2010

Le riprese sono (quasi) finite!

Gian Filippo Corticelli, Eugenio Cappuccio e Pietro
Le riprese sono finite, restano dei fegatelli, come si suol dire in gergo cine-norcino, cioè pezzetti, frattaglie da girare, che si realizzano a fine film o a montaggio avanzato e che concludono la pietanza. Un foglio su una porta con un messaggio, una bottiglia di profumo che prende fuoco, dettagli...
Poi ci sono anche dei filetti, uno sfondo da girare negli Stati Uniti da mettere in cromakey dietro i vetri di una vettura, un paesaggio romantico da sistemare dietro Solfrizzi e Belèn. Ma il grosso, il vitello grasso, è ormai stato ucciso e i cuochi del montaggio lo stanno preparando per il forno.
Scrivo questo post con la sensazione del navigatore che torna a terra dopo mesi, ed un certo senso di mal di terra inevitabilmente mi assale. Sento ancora le oscillazioni e tensioni delle onde che mandano avanti la barca-film. Il lavoro va avanti, ma adesso si tratta di organizzare e montare le cose ammucchiate nei magazzini del porto, perchè il nuovo battello che verrà varato sia in grado di vincere l'ultima e più importante traversata, quella verso il pubblico.
Ringrazio tutti per l'aiuto e l'equipaggio che con protervia e professionalità marinare hanno condotto la barca sin qua.
Vado a farmi una frittura a questo punto, mi è venuta fame... peccato non essere a Savelletri!

P.S.
Di volta in volta vi segnalerò dei siti che parlano del film che mi sono piaciuti.

A prestissimo e seguiteci, che l'avventura è appena cominciata!
Intanto però voglio pubblicare delle foto di mio figlio Pietro che è venuto a darmi qualche consiglio mentre giravo a Savelletri, scattate dal nostro bravo fotografo di scena Andrea Catoni.
Ricordo a tutti anche il mio sito che tra un po' si riempirà di contenuti su questo film:

Cap

Gian Filippo Corticelli, Pietro e Paola Rota

martedì 16 novembre 2010

Girevole notte...


Ieri notte abbiamo girato l'arrivo di Talita ubriaca con il suo codazzo di nottambuli che la segue e una folla di fotografi tenuti a bada dalle transenne la investe di flash. "Rifaremo" la scena in postproduzione perché con queste macchine (Canon D7) la scansione fa vedere mezzo fotogramma illuminato e il resto no, limiti dell'elettronica...
Piero Cicala, sbronzo e con la sigaretta appesa al labbro, la guarda, schiacciato sul muro accanto alla porta di cristallo girevole, ospite dell'hotel e dunque al di là delle transenne, come un naufrago divertito dalla caciara. Stravolto dalla prova data a "I Migliori Anni", dove ha ricantato "Io, te e il mare".
Una delle guardie del corpo di Talita Cortès, un ragazzo cubano atletico, nota Cicala, teme che sia un disturbatore e quando vede che Piero sta anticipando l'ingresso di Talita nel rondò dell'Exedra, lo placca; ne nasce quasi una colluttazione. Talita se ne accorge: dentro le porte girevoli vede Piero, Pero, come lo chiama lei... allora riesce, ride, gli si butta addosso, cadono per terra, Cicala incredulo e ruzzolante non capisce più niente... lei si rialza, gli dice che lo ha visto in TV, che è stato bravissimo e gli stampa un bacio in bocca che raccoglie una raffica "gossipara" di flash... Cicala sempre più stordito è come un fasello tra le onde dell'Oceano Cortès!
Una scena MOLTO articolata!
Ciao, a presto. Cap

Talita Cortès (Bélen Rodriguez) e Piero Cicala (Emilio Solfrizzi)

mercoledì 10 novembre 2010

Girare al chiuso


Mi piace girare all'aperto. Lo confesso.
Mi piace la linea di fuga, il paesaggio che contiene uomini, cose, natura. Vasto, senza angoli e blocchi. Nubi, mare, sabbia, vento. La macchina da presa si muove con un senso di "gloria".
La luce determina col suo corso naturale un atteggiamento sano nei confronti della storia, il sole nasce, sale, punta lo zenit, si muove, cala, sparisce, l'allegoria della vita che rappresenta s’impressiona nei supporti che registrano, nelle voci, nelle ombre che mutano naturalmente, negli occhi di tutti, davanti e dietro la macchina fotografica da presa.
Ora siamo a Roma.
Giriamo all'interno dell'Hotel Exedra, che con grande cordialità ci sta ospitando in questi giorni per raccontare tutta la parte del passaggio di Piero Cicala per le lussuose camere e i suntuosi ambienti di un mondo che non conosce più, remoto, misterioso quasi, premio per la sua accettazione della sfida canora, dopo trent'anni di silenzio.
Ed io con lui e la mia troupe all'interno di quelle pareti antiche, mirabilmente eleganti e piene di stucchi, calde luci che s’innalzano e spandono su marmi, ori, in un fiorire di forme liberty, di neoclassiche fughe.
Dalle finestre delle camere e dei corridoi in cui Bélen ed Emilio si seguono, inseguono, conoscono e scrutano, filtra incessante il respiro della metropoli, e la pioggia batte le distese di vetture in coda che da quassù ci sembrano ancora più insensate galere.
Mi piace girare all'aperto, ma sento che qua dentro si sta formando il cuore del film. 
L'Exedra: è interessante leggere cosa dice Wikipedia al termine "esedra":

In architettura, un'esedra è un incavo semicircolare, sovrastato da una semicupola, posto spesso sulla facciata di un palazzo (ma usato come apertura in una parete interna).
Il significato greco originale (un sedile all'esterno della porta) afferiva a una stanza che si apre su un portico, circondata tutt'intorno da banchi di pietra alti e ricurvi: un ambiente aperto destinato a luogo di ritrovo e conversazione filosofica. Un'esedra può anche risaltare da uno spazio vuoto ricurvo in un colonnato, magari con una sede semicircolare.
L'esedra fu adottata dai Romani, per poi affermarsi in epoche storiche successive (a partire dall'architettura romanica e da quella bizantina).

Ambiente aperto destinato a luogo di ritrovo e conversazione filosofica... non so se i nostri protagonisti parleranno proprio di filosofia... no, non credo, ma certamente ben calza l'esedra con l'idea di un luogo di ritrovo e incontro, e di confronto e conoscenza, i momenti in cui Talita (Bélen) e Piero (Solfrizzi) impattano vicendevolmente nel mondo e il destino che si portano dietro.
E allora quest’auspicio e coincidenza mi consola per il lavoro al chiuso, e spero che la circolarità del senso che nella storia in questa fase sto cercando di raggiungere, qui ci sorrida alla sesta settimana di lavorazione di questo film.

venerdì 5 novembre 2010

Il primo giorno con Belen Rodriguez

Che dire? È stata una bella giornata! Confesso che ero piuttosto teso, anche se la situazione non mancava di offrire certi spunti che facevano sperare in una sessione di riprese stimolante e assolutamente costruita per coniugare le mie istanze e l'entrata in scena di Bélen Rodriguez.
Siamo sempre a Cinecittà 3, un luogo ideale per lavorare, davanti al "grande verde", un sontuoso green-back contro il quale l'immaginazione può scatenarsi. Il green-back è davvero come lo schermo cinematografico assoluto. È la superficie su cui proiettare l'immaginabile e con la magia dell'intarsio proporre nuovi mondi, e nuovi modi di fare cinema.
Non è sicuramente una cosa nuova, ma è nuovo di sicuro il livello dei risultati che la tecnica di ripresa digitale ad alta definizione è in grado di trarre da quella sovrapposizione di realtà reale, gli oggetti ripresi davanti al "verde", e realtà virtuale, ciò che riempirà il "vuoto" verde, dando illusione e contemporaneamente senso a quanto messo in scena senza fondale, realtà tangibile, cose, materia.
Siamo nel regno dell'immateriale e, paradosso, in quell'immateriale ho fatto muovere Bélen, con la sua presenza prorompente.
Abbiamo girato uno spot di un profumo. Un profumo inventato per il nostro film, dal nome forse scontato "Talita's Secret". Il segreto di Talita, il personaggio dell'icona mondiale multimediale che Bélen incarna in questo film, a Roma, appunto, per presentare il prodotto. È un filmato che vedremo sparso nel film, nei televisori che incroceremo e che rimanderanno la bellezza della sua "testimonial" e la singolarità dell'ambientazione. La bella testimonial è naturalmente Bélen, la singolarità dell'ambientazione è data da un mondo di fuoco e magma nel quale la donna si muove, passando attraverso una serie di monoliti pronti a emanare la loro magia, fino all'eruzione di un profumo, il Talita's Secret appunto.
Bélen è stata perfetta in quei suoi viaggi attraverso le quinte di pietra, fino all'ultimo monolite che, toccato dalle sue mani, rimanderà in un lampo la produzione del profumo. Si muove come una splendida onda tra le lastre nere nel suo vestito color oro e con un trucco ed acconciatura ipnotici, nei quali prende luce una sorta di fiamma dorata che le parte dal collo fino a infrangersi nel movimento fortissimo dei capelli.
Bélen in questo film la vedrete come mai l'avete vista prima. E sarà un grandissimo valore aggiunto, credo!

Bélen Rodriguez con Eugenio Cappuccio


martedì 2 novembre 2010

Iaia Forte talks

Iaia Forte con Eugenio Cappuccio
Qualche settimana fa sono partita da Savelletri di Fasano (Brindisi), dove ho finito di girare le mie scene, per approdare a Milano, dove mi aspetta il teatro... che dispiacere! Sono stati giorni bellissimi.
Eugenio Cappuccio è un regista fantastico, con un'attenzione agli attori che raramente ho incontrato. Il set è il suo ambiente naturale, come la sua autorità che non ha bisogno di esercitare con imposizioni ed atteggiamenti, perchè gli deriva dal calore e dalla sicurezza che comunica alla troupe e agli attori.

Iaia Forte con Fabrizio Buompastore
e Salvatore Marino

Poi la luce e la gente della Puglia, che mi ricordano la "Grecia" che è in tutti noi... c'è qualcosa di arcaico e dolce in quella terra che mi innamora. E la troupe, dove non si respirava nevrosi (come spesso succede...), ma che sembrava respirare il film insieme agli attori e al regista. Ed Antonio Avati, con la sua grazia e sapienza produttiva, che discretamente sovrintendeva il tutto.
Devo dire che mi sono divertita molto anche con gli altri attori. Solfrizzi, che nel film è mio marito, attore fantastico e futuro pilota (ha guidato una Miura gialla per esigenze di set, e io sono morta di paura per come correva!), Totò Onnis, Fabrizio Buompastore, Azzurra Martino, il mio adorato Gaetano D'amore, tutti perfetti nei ruoli e tutti capaci di disegnare personaggi vivi. Avrei voluto che fosse una serie televisiva di 86 puntate per non partire più!!!
Ciao a tutti, Iaia

venerdì 29 ottobre 2010

Emilio Solfrizzi canta e balla

Cristina Bravini (direttore di produzione)
Siamo dunque arrivati a Roma. Curiosa sensazione. Qui ho casa, vivo da anni. Eppure c'è una strana distanza in queste prime ore di ritorno. Come di scollamento. Credo sia normale. Le riprese ricominciano qui, già sono ricominciate, per raccontare l'approdo di Piero Cicala nel caos metropolitano che stride in maniera così forte con la quiete delle risacche pugliesi.
Alessio Bastianelli
(ass. operatore focus)
Ieri è stata una giornata interessantissima: abbiamo girato a Cinecittà 3, una bellissima realtà produttiva in piena campagna tra Capannelle e Cinecittà. Abbiamo provato una scena importantissima: la ricostruzione della trasmissione "I migliori anni", dove Cicala approda invitato da Carlo Conti. Ed il carissimo Carlo era con noi a reinterpretare la sua trasmissione di successo con Solfrizzi-Cicala, davanti ad un enorme cromakey verde, nel quale intarsieremo su fondi già girati nella vera trasmissione i nostri attori. Emilio se l'è cavata benissimo, ha cantato e ballato; Conti una forza della natura, è un piacere vedere che capacità ha di fluidificare, movimentare il materiale dello show, una lezione di tempismo. La troupe era divertitissima e le belle canzoni suonate in playback ci hanno regalato un pomeriggio di lavoro faticoso, ma anche leggero. Una buona giornata insomma.
Daniele Petruccioli (gruppista) e
Roberto Dragone (segretario di produzione)
Ho una troupe speciale, ogni ora che passa ne ho conferma.
Sono certo che Roma sia molto importante per dare la sensazione che per Piero Cicala le strade siano ancora tutte aperte. Qui il suo incontro con Talita Cortès, la catalizzatrice iconica, la bellissima star di passaggio, apre scenari di tale verità e sorpresa che credo ci divertiranno molto.
Seguiteci sempre. A presto, Cap



Emilio Solfrizzi


 

giovedì 28 ottobre 2010

Dalla Puglia a Roma con amore e musica

Salvatore Marino, Emilio Solfrizzi, Gaetano D'Amore

Iaia Forte
Rieccoci qua cari amici!
Il cinema è così, a un certo punto diventa un fiume in piena e ti tocca navigarlo con la massima attenzione... il tempo, nostro assoluto padrone, decide cosa, come e chi, e c'è una sola che conta, finire il programma scritto sull'ordine del giorno, il resto passa in secondo piano.
Ma ora cerco di recuperare con un breve racconto di come sono andate le cose fino ad oggi. A parte qualche giornata di pioggia che ci ha snervato oltremodo, è andato tutto bene.
Fabrizio Buompastore, Iaia Forte,
Emilio Solfrizzi
Alla fine della terza settimana abbiamo comunque lasciato a malincuore la Puglia. Siamo stati accolti e assistiti in maniera straordinaria. Da tutti, in primis la popolazione di Savelletri, poi la Film Commission pugliese, le istituzioni di Fasano.
È stato un momento bello sia umanamente che artisticamente. Il film credo se ne avvantaggerà molto di quella partenza, di quella vicinanza al realismo dei luoghi, delle voci, delle facce. Ho coinvolto tantissimi abitanti e cercato di far entrare nella vicenda e nel tessuto narrativo i suoni e le luci di quella umanità, dai connotati così peculiari, dalla lingua tanto umana e vicina allo spirito del film. Sarò sempre grato a quella gente, a quel mare, a quella terra.
Emilio Solfrizzi credo abbia davvero fatto moltissimo; il riconoscimento quotidiano, l'affetto e gli sguardi di tutti credo siano stati propulsivi per una sua interpretazione del personaggio davvero importante. 

Azzurra Martino, Totò Onnis
Gianni Colajemma
E anche tutti gli altri attori (Iaia Forte, Totò Onnis, Fabrizio Buompastore, Gaetano D'amore, Salvatore Marino, Gianni Colajemma, Azzurra Martino) penso abbiano vissuto momenti particolarmente felici e dai primi sguardi al montaggio, che è già iniziato, mi sembra il materiale confermi questa sensazione. Ve ne parlerò con maggiore dovizia quando, sprofondando nel crogiuolo dell'editing digitale, vi racconterò come nasce davvero il film e quali strade meravigliose si possano intraprendere in quella sede, lo specifico dell'opera filmica senza alcuna ombra di dubbio.


Nico Cirasola, Totò Onnis, Manuela Morabito









martedì 12 ottobre 2010

Una bella scoperta

Gaetano D'Amore
Gaetano D'Amore, pugliese, 18 anni, è un attore naturale. Qualcuno definisce questo genere di persona "attore nato". Per quanto approssimativa come tutte le definizioni, preferisco la prima.
Ho incontrato Gaetano ad un casting-call organizzato dal bravo Lello Petrone, talent-scout e organizzatore di produzione pugliese che qui ha una conoscenza capillare delle risorse umane.
Cercavo l'interprete per il personaggio di Vincenzo Corrente, il figlio di uno dei parolieri di Io te e il mare (il successo che Piero Cicala, e i suoi amici Corrente e Ciola appunto, sfornarono all'inizio degli anni '80 vendendo quasi un milione di copie del disco), che lavora nel ristorante dove Piero fa il cuoco.
Vincenzo sogna di diventare anche lui, un giorno, un cantante e vede in Piero, reduce del successo passato, una sorta di mito, un eroe... seppur alla deriva in quel borgo di pescatori dove ha ripiegato per una vita senza pretese e tutta al presente.
Gaetano è pizzaiolo nella vita, ma ha fatto un provino straordinario. E l'ho ingaggiato. Il suo compito nel ristorante, infatti, è fare le pizze, e le fa davvero bene. Poche volte mi è capitato di trovarmi davanti a tale capacità di interpretazione senza scuola dietro, senza sovrastruttura, assolutamente un dono fantastico questo che ha il giovane D'Amore. La sua capacità espressiva e la naturalezza che lo caratterizzano in dialoghi anche molto complessi, me lo fanno avvicinare, senza timore di esagerare, a certi nuovi talenti del giovane cinema americano.
Cappuccio pensoso
Sono molto contento di questa scoperta e del suo impiego nel film, i suoi dialoghi con Solfrizzi sono davvero merce rara per la verosimiglianza della storia. E vedo che Emilio si diverte molto con questo ragazzo di talento.
Oggi ha girato una bella sequenza. Vincenzo va a casa di Piero (Solfrizzi) per imparare a suonare, quasi in clandestinità, la chitarra. Piero gli dà dritte tecniche, ma soprattutto di vita. Vincenzo con la sua bellissima faccia da schiaffi trasuda una schiettezza e dolcezza davvero notevoli, il suo affetto per Piero scalda tantissimo la vicenda del film, e i suoi sogni credo possano coinvolgere nell'identificazione di una bella parte di pubblico giovane. Lo spero almeno.
A domani!
Cap

lunedì 11 ottobre 2010

Che giornata ragazzi!!!

il ristorante sotto il grecale
Oggi ho davvero pensato che non sarei stato in grado di finire il programma.
Una scena piuttosto complicata del film, con sessanta persone sul set, nel ristorante, a guardare la tv, a seguire uno show televisivo, a interagire tra loro, interagire con le ondate di umore della trasmissione tv, a raccontarci dinamiche, battute, conflitti, speranze, ruggini, sorprese, buffagini, insomma un mondo all'interno di un solo ambiente, a otto metri dalle onde furibonde di questa notte di grecale che ha portato vento e pioggia tutto il giorno e che mi ha costretto, per evitare problemi col sonoro della presa diretta, a chiedere di foderare il tetto del ristorantino con della gommapiuma!

Eugenio Cappuccio (foto di Andrea Catoni)

Il produttore deve aver giustamente pensato: questo è matto... La gomma ha funzionato, e anche tutta la macchina. E forse un po' matto lo sono...
Non so neppure io come sono riuscito a chiudere questa scena, per la quale ci sarebbero voluti due giorni, credo. O forse no?
Non si può mai dire col cinema, dipende dal punto di vista, da come sai, puoi, e vuoi raccontare. Puoi metterci un giorno a girare due inquadrature e un'ora per farne cinque, dipende... campi magnetici.
È così.
A domani, Cap

sabato 9 ottobre 2010

Meteo e cinema

Emilio Solfrizzi e Fabrizio Buompastore
Una settimana si è quasi conclusa. La prima di otto al termine delle quali si potrà dire che una fase del film è davvero terminata. Una settimana di avvio, di rodaggio, di incontri, anche confronti accesi, capire chi, cosa, dove, come. Il cinema è così. Una specie di vita concentrata, in un laboratorio che è il set, e che dà forma ai mattoni del film, processo iniziale, non definitivo ma fondamentale per capire che stai facendo, che film devi, puoi, fare. Per me è affascinante, stancante, strano.
Se devo essere sincero, alle riprese preferisco il montaggio, forse come approdo, recupero delle forze, confronto con la trama vera, il momento della resa dei conti sostanziale. L'intimità di una placenta dove tutto o quasi tutto è possibile, per rinascere sorprendentemente nuovo, inaspettato.
Emilio è un grande attore, sente questo personaggio di Piero Cicala in una maniera quasi dolorosa, nonostante sia una commedia umana, ma forse proprio per questo. E il risultato mi pare stia lentamente palesandosi, in una interpretazione davvero meravigliosa. Oggi ha girato una scena davvero notevole, con Fabrizio Buompastore che se l'è cavata benissimo pur dovendosela giocare con un fuoriclasse come Emilio. I due mi pare abbianto trasmesso le emozioni importanti che la scena racchiudeva davvero in maniera straordinaria.
Iaia Forte con Sandro Fabriani (capo
squadra macchinisti) ed Eugenio Cappuccio
Anche gli altri attori mi sembrano tutti al loro posto, al loro personaggio, al loro destino di elementi che compongono la vicenda.
Iaia Forte è una forza della natura, con le sue lunari e carnali vibrazioni mi ricorda la metafisica seduzione di certe pitture pompeiane, i suoi occhi racchiudono un mare di sensazioni diverse, di promesse e fulmini. Un' attrice splendida. Rara.
Oggi Andrea Marrari, il mio aiuto, mi dice che il tempo dei prossimi giorni non prometterà nulla di buono, e siamo anche dentro ad un cover-set che purtroppo abbiamo scoperto, sotto la pioggia, non essere in grado di garantire la ripresa sonora pulita, causa il tetto in alluminio, che trasforma l'interno nella cassa di un tamburello... ci aspettano giorni duri ed umidi. Ma andiamo avanti!

venerdì 8 ottobre 2010

La squadra

A seguirmi nell'avventura di questo film ho i miei usuali collaboratori e molti altri nuovi che ho avuto la fortuna di incontrare grazie alla "factory" Duea, come lo scenografo Giuliano Pannuti, la regista responsabile dell'edizione Mariantonia Avati e le costumiste, Maria Fassari e Stefania Conzaga.
Tra i miei vecchi collaboratori: la fotografia sarà di Gian Filippo Corticelli (e dell'operatore Luigi Andrei), il suono di Mario Iaquone, a curare il reparto trucco e parrucche, settore "strategico" di questo film, ci sarà lo straorinario staff Rocchetti.

Giuliano Pannuti (scenografo)
e Pasquale Tricoci (arredatore)

Il mio aiuto regista Andrea Marrari, con il quale ho un sodalizio umano e professionale da quasi trent'anni, mi scorta, tra gli altri, verso quella che spero sarà una buona realizzazione di questo film che si girerà in Puglia, a Roma ed in Texas.

Un'importante nota tecnica. Questo film verrà girato interamente con delle macchine fotografiche ad alta definizione in grado di scattare 24 fotogrammi ed oltre, Full Hd, al secondo ed in grado di montare ottiche cinematografiche professionali, l'occhio che fa la diferenza per l'immagine. Eh si, vi parrrà strano ma è così!

Emiliano Topai (ass. operatore focus)
Ormai la pellicola ha fatto il suo tempo, lo dico con nostalgia, ma senza particolari rimpianti; oggi l'immagine digitale rappresenta non tanto il futuro, ma un sonante, ineludibile presente e occorre farci i conti anche nel cinema. All'estero è già qualche anno che la digitalizzazione dei supporti e l'uso di queste tecnologie è norma, da noi si comincia a pensare al cinema digitale da molto meno tempo, ed il nostro sarà il primo lungometraggio "classico" interamente realizzato con la tecnologia delle Canon D7, queste straordinarie camere ad alta definizione che garantiscono una facilità di impiego ed una drastica riduzione dell'illuminotecnica cinematografica, con un notevole guadagno sui tempi di preparazione e realizzazione della scena.

Maria Antonia Avati ai comandi dell'edizione
Insomma, il futuro è tra noi e credo che farà molto bene alla nascita di nuovi stili, linguaggi e storie per il cinema, arte che mai soccomberà, ma che deve necessariamente, ciclicamene passare attraverso trasformazioni importanti, a volte anche dolorose, ma inevitabili.
Cari amici, adesso sapete come è nato questo film. Ovviamente continueremo a raccontarvi step by step, e tutto in diretta dal set: quanto avviene, si sente e si vede su questo set, che mi auguro interessante per voi e per noi. Sono sicuro che non mancheranno le sorprese e il divertimento.

giovedì 7 ottobre 2010

Il cast

©marcodelia
Il cast di questo film è forse una delle sue particolarità più originali, ed anche un po' "pazze". Sono molto felice di come lo abbiamo messo su assieme ad Antonio e Pupi Avati e gli altri collaboratori.
La scelta di avere Emilio Solfrizzi come protagonista, il cantante Piero Cicala appunto, nasce dalla necessità di trovare un bravo interprete capace di cantare e suonare e racchiudere in sé quella vena di divertimento, ma anche malinconia mai pesante, che questo nostro straordinario attore porta con sè. Un attore in grado di trasformarsi con il trucco, invecchiando di una decina di anni e mantenere però quella vivacità di sguardo che Solfrizzi possiede.
Più avanti pubblicheremo su questo blog del link che vi permetteranno di collegarvi al mio sito personale e naturalmente a quello del film, dove vi mostreremo una serie di provini, anche tecnici, trucco, parrucco, e registrazioni di incontri con gli attori, alcuni davvero esilaranti.
Bélen Rodriguez è stata per me una piacevole sorpresa, dato che al nostro primo incontro, oltre ad una scontata bellezza, ho trovato una donna sensibile, attenta e determinata ad affrontare l'avventura di un film del genere con un entusiasmo e disponibilità rare in una persona di successo. E molto molto spiritosa. Il personaggio di Talita Cortès, la diva multimedia multiformat multitestimonial credo sia davvero riuscito e sono convinto che piacerà parecchio nelle splendide forme di Bélen.
Gli altri attori del film sono volti più o meno noti del nostro teatro e cinema, tutti devo dire grandissimi interpreti, che rispondono alla mia ineludibile esigenza di avere intorno ai protagonisti individui di presenza e forza mai seconda e sempre in grado, attraverso la loro arte, di raccontare "storie nella storia", cosa questa per me fondamentale e stimolantissima. Ricordo dunque Iaia Forte, che interpreta la moglie di Solfrizzi-Cicala, Totò Onnis, l'amico del cuore, chitarrista che oggi fa il barbiere e sogna la rentree, Fabrizio Buompastore, l'emissario mandato da Roma per convincere il cantante spiaggiato a tornare alla ribalta, e tantissimi altri di cui vi parlerò più avanti.
Cap

mercoledì 6 ottobre 2010

Mojtos e full HD

Luigi Andrei, operatore
Oggi è stata dura! Ho girato una scena per intero, quella in cui l'Emissario (Fabrizio Buompastore) arriva finalmente nel ristorante di Piero a Savelletri ed incontra la moglie dell'ex cantante Marta (Iaia Forte) con questa ha un dialogo molto intenso e divertente, quindi se ne va con le pive nel sacco. 
E ho poi iniziato una delle scene madri, il confronto-scontro a tavola tra Piero e tutti i dipendenti-amici-moglie, sulla sua decisione di andare o meno in tv, accettando l'invito de I Migliori Anni, per tornare a cantare in diretta televisiva appunto.

Albertino Marchiori, assistente operatore

Questa scena non l'ho finita, ma era prevista la sua parziale esecuzione; domani tentiamo di terminarla, ma sempre domani ne devo girare altre due, e nemmeno troppo semplici... insomma la salita si fa ogni giorno più ripida, ma la troupe mi sembra entrata ad ottimo regime, i reparti si coordinano bene e c'è una sostanziale armonia e buona atmosfera. Non mancano momenti di tensione, ma fa parte del gioco e della elettircità di un processo così particolare come la messa in scena cinematografica.
Salvatore Marino e Azzurra Martino



Gli attori sono bravi e giusti. C'erano Totò Onnis, Salvatore Marino, Azzurra Martino. Il tempo, con i suoi variare di luce e nuvole, ci sta facendo diventare abbastanza pazzi, il digitale in questo non fa sconti, forse anche peggio della pellicola. Andiamo avanti!
Davanti al ristorante-location c'e un bar di cui domani dirò il nome, che fa degli aperitivi fantastici, uno spritz all'Aperol assolutamente perfetto. Domani ci promettono un mojito che pare stratosferico!


rivoluzione digitale

martedì 5 ottobre 2010

La radice della fortuna

A Savelletri ci sono due strade che si incontrano in una piazza-slargo a forma di mezzaluna, ritagliata nel marmo e nel mare. Il pontile si allunga come una sottile matita bianca nello specchio azzurrissimo che, quando verso il tramonto si carica della luce dell'ovest, diventa di puro zaffiro senza alternative. Là gireremo il finale del film prima di tornarcene a Roma. Ecco il mare di Puglia, un'iride di bellezza; ed eccolo placarsi a stento sulla ferita accanto, la terra, che come una macchia di olio carminio, terra rosso ruggine densa come sangue, è il letto nel quale affondano le radici, dure come pietra e vive come uno sguardo possente, le vene di una storia lontana, come un sogno d'infanzia, verdi come solo la vita e la natura matrice di anima sa donare, questi ulivi vecchi quanto la Sistina, vibranti come una sacra reliquia, un miracolo per chi li guarda, sfiora. A perdita d'occhio e di senno quasi.
Ho amato la Puglia dal primo momento, ne sono stato soggiogato, stretto, abbracciato, accarezzato. È entrata dentro di me come una cascata che smuova profondità vissute chissà quando e chissà da chi, e forte come un sole negli occhi. Sono felice di essere qua e racontarla in qualche modo questa bellezza. È un dono vero.
È stata una giornata faticosa, ma qui, piantati in questa terra, non ci si sente sprecati, come altrove capita.
È come avvertire che da qualche parte, qua sotto, corra una radice misteriosa e auspicabilissima, quella della fortuna primigenia. Terra-Dea è davvero questa.



Al polpo re

Maurizio Pompella (il "fetente" pokerista)
e il regista Eugenio Cappuccio, ore 6.20
Due righe dalla sala colazioni dell'Hotel Levante. Il tempo per le prossime ore non promette bene, domani è prevista pioggia ed oggi comunque un vento di scirocco smuove masse nuvolose verso di noi. Siamo così legati ai fattori atmosferici che per certi versi il nostro lavoro assomiglia più a quello di uno scalatore o di un marittimo.
Marco Sticchi, il mitico capo elettricista,
ed Eugenio Cappuccio a colazione (ore 6.30)
Oggi giro due scene molto importanti, quella della partita di poker con due mezzi, più che mezzi, delinquenti con i quali Piero (Emilio Solfrizzi) si indebita pericolosamente, e quella sugli scogli, davanti al mare prospicente il ristorante "Al polpo re" (abbiamo ribattezzato così la location qui a Savelletri del locale dove Piero lavora) tra Solfrizzi e Totò Onnis, che interpreta Gianni, l'amico "del cuore" del cantante, ma anche suo mentore, nonché compartecipe passato del successo musicale di Piero, del quale fu paroliere e chitarrista, ma che poi spiaggiò nel borgo e rilevò l'esercizio di barberia del padre, vagheggiando e sognando ad occhi aperti una improbabile "rentrée" con l'amico del cuore.
Uno dei delinquenti è il mio attore feticcio Maurizio Pompella, ormai al suo quinto film con me. Un attore "naturale", molto versatile e simpaticissimo, aversano, un camorrista perfetto a modo suo.
Totò Onnis è mio amico da sempre, straordinario ed umanissimo interprete, ci siamo conosciuti nel 1983 sul set di E la nave va. Sono felice di averlo scelto per il ruolo di Gianni, credo sia la persona giusta per esprimere quei tratti di comicità, umanità e nostalgia che quel personaggio porta nella storia.
Saluti a tutti, Cap

lunedì 4 ottobre 2010

Primo giorno di riprese

Eccoci qua, il film inizia!
E mai come in queste ore senti quanto corrisponde al vero quella frase inventata dal grande Eduardo: gli esami non finiscono mai!
Non finiscono mai come probabilmente non finiscono mai le idee e la nostra percezione e desiderio di come vorremmo da tutti i nostri sforzi venisse fuori un mondo migliore, forse.
Comunque, qui a Savelletri stamattina il cielo è coperto, tira un leggero vento da sudest, il mare sembra scivolare deciso verso di noi, ma senza schiumare.


Luigi Rocchetti (Capo Truccatore) e
Massimiliano Duranti (Capo Parrucchiere)

Solfrizzi è già al trucco da un’ora, ieri sera era di buon umore, mi sembra. È una bella energia per questo film Emilio, sono contento della mia scelta.
 Ha una sessione di makeup parecchio lunga ed elaborata, ma è nelle mani dei migliori, Rocchetti e Durante, due maghi. 
È un giorno dal programma abbastanza leggero, spero, iniziamo con un’uscita di Emilio dal ristorante che va a giocare alle slot machines nel bar di fronte, dopo aver cambiato cinquanta euro in pezzi da uno che gli vengono consegnati in una busta di plastica.

Laura Tonello (truccatrice)

Una scena di gioco d'azzardo, in cui se perdi o se vinci è un esame che non finisce mai, forse in questo si cela il fascino perverso del gioco, nella sua lancinante adiacenza con la vita.
Questa mattina si mette alla prova la "macchina", e soprattutto il nuovo sistema di ripresa che ho voluto per questo film, che si gira con delle macchine fotografiche superavanzate, le Canon D7, che oltre a fare foto registrano in alta definizione.
A dopo
Cap

domenica 3 ottobre 2010

Eugenio Cappuccio racconta Pupi e Antonio Avati

È stato davvero un bel momento scoprire che due uomini di cinema del calibro di Pupi ed Antonio Avati, decidevano con convinzione ed affetto di affidare lo sviluppo e la regia di un tale progetto a me, che del lavoro di questi due cineasti italiani importantissimi ha avuto sempre una grande stima.
Non avevo mai incontrato prima Antonio, che della DUEA è il produttore; avevo però sempre pensato che buon assortimento doveva essere per un regista avere un fratello produttore e per un produttore avere un fratello regista, Pupi appunto. Originalissima formula, che ha permesso a questa società cinematografica di darci negli anni quasi 40 film.
il produttore Antonio Avati
Mi piace la DUEA perchè è eminentemente quella che si definisce una "azienda familiare", e lo dico nel senso della migliore accezione. Cioè di struttura, gruppo che va avanti, si sviluppa e cresce con una filosofia attenta, non solo all'aspetto economico dei processi ovvi della produzione, ma straordinariamente sensibile ad organizzarsi attraverso figure di collaboratori con i quali il rapporto principale si fonda sulla stima reciproca, affetto, partecipazione alle problematiche tutte oltre che agli onori, e senso della misura.
Insomma, una "casa" dove non mancano i momenti di confronto anche acceso, ma dove sempre senti che qualcosa di "altro" dal semplice ruolo di dipendente, collaboratore, assunto, costituisce il legame e il progetto.
Una formula originale, non facilmente ripetibile che naturalmente mi ha sedotto e fatto appunto "sentire a casa". Una casa di cinema.

Eugenio Cappuccio talks 2

Cari amici eccoci qua a cercare di raccontarvi questo nuovo film, che mi sto accingendo a dirigere con grande gioia e usuale emozione.
L'idea di questo lungometraggio nasce nella DUEA dei fratelli Antonio e Pupi Avati, i quali con mio grande piacere, mesi fa mi parlarono di questo soggetto - scritto appunto da Antonio - e che raccontava della vicenda umana, divertente e rocambolesca, di un cantante che dopo un singolo di straordinario successo, finiva nel dimenticatoio, e dopo trent'anni veniva richiamato a resurrezione in una trasmissione televisiva nazional popolare di grandissimo ascolto dove si riesibiscono vecchie glorie canore... da là una serie di avventure di vario tipo che conferiscono alla storia il deciso tratto della commedia umana.
Su quel soggetto di Antonio, ho lavorato insieme allo scrittore Claudio Piersanti, già autore di numerosi romanzi di successo e di sceneggiature altrettanto importanti al quale mi sono affiancato per scrivere prima un trattamento e quindi la sceneggiatura del film che ci accingiamo a girare.
Nei futuri post scenderemo insieme con voi sempre più nel dettaglio.

foto di Andrea Catoni

giovedì 30 settembre 2010

Eugenio Cappuccio talks

Un giorno di confronto con Emilio Solfrizzi e Claudio Piersanti per scambiare "quattro chiacchiere" e "tre carbonare" sul film che sto per girare, al ristorante dei miei amici Contini, "L'antico Carlone" in via della Luce a Roma, una delle future location del film.