domenica 3 ottobre 2010

Eugenio Cappuccio racconta Pupi e Antonio Avati

È stato davvero un bel momento scoprire che due uomini di cinema del calibro di Pupi ed Antonio Avati, decidevano con convinzione ed affetto di affidare lo sviluppo e la regia di un tale progetto a me, che del lavoro di questi due cineasti italiani importantissimi ha avuto sempre una grande stima.
Non avevo mai incontrato prima Antonio, che della DUEA è il produttore; avevo però sempre pensato che buon assortimento doveva essere per un regista avere un fratello produttore e per un produttore avere un fratello regista, Pupi appunto. Originalissima formula, che ha permesso a questa società cinematografica di darci negli anni quasi 40 film.
il produttore Antonio Avati
Mi piace la DUEA perchè è eminentemente quella che si definisce una "azienda familiare", e lo dico nel senso della migliore accezione. Cioè di struttura, gruppo che va avanti, si sviluppa e cresce con una filosofia attenta, non solo all'aspetto economico dei processi ovvi della produzione, ma straordinariamente sensibile ad organizzarsi attraverso figure di collaboratori con i quali il rapporto principale si fonda sulla stima reciproca, affetto, partecipazione alle problematiche tutte oltre che agli onori, e senso della misura.
Insomma, una "casa" dove non mancano i momenti di confronto anche acceso, ma dove sempre senti che qualcosa di "altro" dal semplice ruolo di dipendente, collaboratore, assunto, costituisce il legame e il progetto.
Una formula originale, non facilmente ripetibile che naturalmente mi ha sedotto e fatto appunto "sentire a casa". Una casa di cinema.

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