martedì 30 novembre 2010

Caro Maestro Monicelli...

Caro Maestro Monicelli,
qualche anno fa, durante le giornate del cinema italiano organizzate presso il Lincoln Centre a New York, ebbi la fortuna di passare con Lei un intero pomeriggio, passeggiando per le strade della Grande Mela, guardando gli americani, fermandoci in un paio di bar, facendo colazione insieme, scendendo da due taxi di indiani sik, fortuna che per me si concretizzò nel fatto che per qualche ora potei ascoltare le sue parole in intimità e confidenza da italiani in vacanza all'estero, con quel tanto di comico che fa sempre sentire appiccicato "l'estero" addosso a chi vi cade brancaleonescamente dentro. Inutile dire che fu un momento divertentissimo ed indimenticabile, e ovviamente istruttivo.
Maestro, l'ho sempre considerata uno degli uomini più importanti della storia del cinema di tutti i tempi.
Voglio dirle che mi ha sempre sorpreso immensamente per la sua schiettezza ed ironia, spesso divertito cinismo, su tutto quello che passandole davanti riusciva a "bloccare", fotografare, leggere al di là del banale, della convenzione, del moralismo, e della superficie di comodo, elaborare, riproporre con ironia, realizzando una vera e propria filosofia del vivere che non ha pari, sia umanamente che artisticamente, illuminando le cose con pura verità ed unica capacità di sguardo. Ciò che di Lei mi colpisce, è la fondamentale giustezza algebrica delle sue idee, dei suoi valori. E la totale mancanza di sovrastruttura nel giudizio, la sua trasparentissima capacità di non farsi prendere in giro prendendosi costantemente poco sul serio in quella disciplina sottile e raffinatissima dell'ironia ed autorinoia che solo i grandi possono mettere in campo con una abilità sapiente che viene dall'aver vissuto e fatto le cose e non nell' averle solo pensate, o per sentito dire, vissute tramite altri.
Non spreca le parole Monicelli, è sempre di una essenzialità romanica, dura, sana, umanissima, il suo occhio luminoso e profondo mi ha sempre rimandato sensazioni antiche e grandiose, di cinema e di vita ed anche di eroismo, una cifra che ha manifestato, checchè qualcuno verrà a dirci, fino all'ultimo respiro.
Grazie Maestro, forse lei, come già fece a New York, mi sbeffeggerebbe per il titolo che uso rivolgendomi a lei, intimadomi di chiamarla Mario, ma non saprei cos'altro fare per riferirmi a lei in questo momento doloroso, e a lei sento di dover sin d'ora dedicare col cuore questo film che sto realizzando, perchè nessuno di noi che l' ha conosciuta, vista, ascoltata, letta, non può, amandola, seguendola idealmente, non sentirsi figlio suo, figli di un padre che vive sempre in noi per quanto scrisse, girò e raccontò, sullo schermo, sui giornali, in quelle passeggiate indimenticabili nell'animo umano che furono le sue opere ed il suo impegno.
Mi mancherà immensamente, ma in questo difficile momento credo che il suo esempio potrà davvero diventare la bussola che la nostra Cultura sta cercando.

Con affetto.

Eugenio Cappuccio

lunedì 29 novembre 2010

Le riprese sono (quasi) finite!

Gian Filippo Corticelli, Eugenio Cappuccio e Pietro
Le riprese sono finite, restano dei fegatelli, come si suol dire in gergo cine-norcino, cioè pezzetti, frattaglie da girare, che si realizzano a fine film o a montaggio avanzato e che concludono la pietanza. Un foglio su una porta con un messaggio, una bottiglia di profumo che prende fuoco, dettagli...
Poi ci sono anche dei filetti, uno sfondo da girare negli Stati Uniti da mettere in cromakey dietro i vetri di una vettura, un paesaggio romantico da sistemare dietro Solfrizzi e Belèn. Ma il grosso, il vitello grasso, è ormai stato ucciso e i cuochi del montaggio lo stanno preparando per il forno.
Scrivo questo post con la sensazione del navigatore che torna a terra dopo mesi, ed un certo senso di mal di terra inevitabilmente mi assale. Sento ancora le oscillazioni e tensioni delle onde che mandano avanti la barca-film. Il lavoro va avanti, ma adesso si tratta di organizzare e montare le cose ammucchiate nei magazzini del porto, perchè il nuovo battello che verrà varato sia in grado di vincere l'ultima e più importante traversata, quella verso il pubblico.
Ringrazio tutti per l'aiuto e l'equipaggio che con protervia e professionalità marinare hanno condotto la barca sin qua.
Vado a farmi una frittura a questo punto, mi è venuta fame... peccato non essere a Savelletri!

P.S.
Di volta in volta vi segnalerò dei siti che parlano del film che mi sono piaciuti.

A prestissimo e seguiteci, che l'avventura è appena cominciata!
Intanto però voglio pubblicare delle foto di mio figlio Pietro che è venuto a darmi qualche consiglio mentre giravo a Savelletri, scattate dal nostro bravo fotografo di scena Andrea Catoni.
Ricordo a tutti anche il mio sito che tra un po' si riempirà di contenuti su questo film:

Cap

Gian Filippo Corticelli, Pietro e Paola Rota

martedì 16 novembre 2010

Girevole notte...


Ieri notte abbiamo girato l'arrivo di Talita ubriaca con il suo codazzo di nottambuli che la segue e una folla di fotografi tenuti a bada dalle transenne la investe di flash. "Rifaremo" la scena in postproduzione perché con queste macchine (Canon D7) la scansione fa vedere mezzo fotogramma illuminato e il resto no, limiti dell'elettronica...
Piero Cicala, sbronzo e con la sigaretta appesa al labbro, la guarda, schiacciato sul muro accanto alla porta di cristallo girevole, ospite dell'hotel e dunque al di là delle transenne, come un naufrago divertito dalla caciara. Stravolto dalla prova data a "I Migliori Anni", dove ha ricantato "Io, te e il mare".
Una delle guardie del corpo di Talita Cortès, un ragazzo cubano atletico, nota Cicala, teme che sia un disturbatore e quando vede che Piero sta anticipando l'ingresso di Talita nel rondò dell'Exedra, lo placca; ne nasce quasi una colluttazione. Talita se ne accorge: dentro le porte girevoli vede Piero, Pero, come lo chiama lei... allora riesce, ride, gli si butta addosso, cadono per terra, Cicala incredulo e ruzzolante non capisce più niente... lei si rialza, gli dice che lo ha visto in TV, che è stato bravissimo e gli stampa un bacio in bocca che raccoglie una raffica "gossipara" di flash... Cicala sempre più stordito è come un fasello tra le onde dell'Oceano Cortès!
Una scena MOLTO articolata!
Ciao, a presto. Cap

Talita Cortès (Bélen Rodriguez) e Piero Cicala (Emilio Solfrizzi)

mercoledì 10 novembre 2010

Girare al chiuso


Mi piace girare all'aperto. Lo confesso.
Mi piace la linea di fuga, il paesaggio che contiene uomini, cose, natura. Vasto, senza angoli e blocchi. Nubi, mare, sabbia, vento. La macchina da presa si muove con un senso di "gloria".
La luce determina col suo corso naturale un atteggiamento sano nei confronti della storia, il sole nasce, sale, punta lo zenit, si muove, cala, sparisce, l'allegoria della vita che rappresenta s’impressiona nei supporti che registrano, nelle voci, nelle ombre che mutano naturalmente, negli occhi di tutti, davanti e dietro la macchina fotografica da presa.
Ora siamo a Roma.
Giriamo all'interno dell'Hotel Exedra, che con grande cordialità ci sta ospitando in questi giorni per raccontare tutta la parte del passaggio di Piero Cicala per le lussuose camere e i suntuosi ambienti di un mondo che non conosce più, remoto, misterioso quasi, premio per la sua accettazione della sfida canora, dopo trent'anni di silenzio.
Ed io con lui e la mia troupe all'interno di quelle pareti antiche, mirabilmente eleganti e piene di stucchi, calde luci che s’innalzano e spandono su marmi, ori, in un fiorire di forme liberty, di neoclassiche fughe.
Dalle finestre delle camere e dei corridoi in cui Bélen ed Emilio si seguono, inseguono, conoscono e scrutano, filtra incessante il respiro della metropoli, e la pioggia batte le distese di vetture in coda che da quassù ci sembrano ancora più insensate galere.
Mi piace girare all'aperto, ma sento che qua dentro si sta formando il cuore del film. 
L'Exedra: è interessante leggere cosa dice Wikipedia al termine "esedra":

In architettura, un'esedra è un incavo semicircolare, sovrastato da una semicupola, posto spesso sulla facciata di un palazzo (ma usato come apertura in una parete interna).
Il significato greco originale (un sedile all'esterno della porta) afferiva a una stanza che si apre su un portico, circondata tutt'intorno da banchi di pietra alti e ricurvi: un ambiente aperto destinato a luogo di ritrovo e conversazione filosofica. Un'esedra può anche risaltare da uno spazio vuoto ricurvo in un colonnato, magari con una sede semicircolare.
L'esedra fu adottata dai Romani, per poi affermarsi in epoche storiche successive (a partire dall'architettura romanica e da quella bizantina).

Ambiente aperto destinato a luogo di ritrovo e conversazione filosofica... non so se i nostri protagonisti parleranno proprio di filosofia... no, non credo, ma certamente ben calza l'esedra con l'idea di un luogo di ritrovo e incontro, e di confronto e conoscenza, i momenti in cui Talita (Bélen) e Piero (Solfrizzi) impattano vicendevolmente nel mondo e il destino che si portano dietro.
E allora quest’auspicio e coincidenza mi consola per il lavoro al chiuso, e spero che la circolarità del senso che nella storia in questa fase sto cercando di raggiungere, qui ci sorrida alla sesta settimana di lavorazione di questo film.

venerdì 5 novembre 2010

Il primo giorno con Belen Rodriguez

Che dire? È stata una bella giornata! Confesso che ero piuttosto teso, anche se la situazione non mancava di offrire certi spunti che facevano sperare in una sessione di riprese stimolante e assolutamente costruita per coniugare le mie istanze e l'entrata in scena di Bélen Rodriguez.
Siamo sempre a Cinecittà 3, un luogo ideale per lavorare, davanti al "grande verde", un sontuoso green-back contro il quale l'immaginazione può scatenarsi. Il green-back è davvero come lo schermo cinematografico assoluto. È la superficie su cui proiettare l'immaginabile e con la magia dell'intarsio proporre nuovi mondi, e nuovi modi di fare cinema.
Non è sicuramente una cosa nuova, ma è nuovo di sicuro il livello dei risultati che la tecnica di ripresa digitale ad alta definizione è in grado di trarre da quella sovrapposizione di realtà reale, gli oggetti ripresi davanti al "verde", e realtà virtuale, ciò che riempirà il "vuoto" verde, dando illusione e contemporaneamente senso a quanto messo in scena senza fondale, realtà tangibile, cose, materia.
Siamo nel regno dell'immateriale e, paradosso, in quell'immateriale ho fatto muovere Bélen, con la sua presenza prorompente.
Abbiamo girato uno spot di un profumo. Un profumo inventato per il nostro film, dal nome forse scontato "Talita's Secret". Il segreto di Talita, il personaggio dell'icona mondiale multimediale che Bélen incarna in questo film, a Roma, appunto, per presentare il prodotto. È un filmato che vedremo sparso nel film, nei televisori che incroceremo e che rimanderanno la bellezza della sua "testimonial" e la singolarità dell'ambientazione. La bella testimonial è naturalmente Bélen, la singolarità dell'ambientazione è data da un mondo di fuoco e magma nel quale la donna si muove, passando attraverso una serie di monoliti pronti a emanare la loro magia, fino all'eruzione di un profumo, il Talita's Secret appunto.
Bélen è stata perfetta in quei suoi viaggi attraverso le quinte di pietra, fino all'ultimo monolite che, toccato dalle sue mani, rimanderà in un lampo la produzione del profumo. Si muove come una splendida onda tra le lastre nere nel suo vestito color oro e con un trucco ed acconciatura ipnotici, nei quali prende luce una sorta di fiamma dorata che le parte dal collo fino a infrangersi nel movimento fortissimo dei capelli.
Bélen in questo film la vedrete come mai l'avete vista prima. E sarà un grandissimo valore aggiunto, credo!

Bélen Rodriguez con Eugenio Cappuccio


martedì 2 novembre 2010

Iaia Forte talks

Iaia Forte con Eugenio Cappuccio
Qualche settimana fa sono partita da Savelletri di Fasano (Brindisi), dove ho finito di girare le mie scene, per approdare a Milano, dove mi aspetta il teatro... che dispiacere! Sono stati giorni bellissimi.
Eugenio Cappuccio è un regista fantastico, con un'attenzione agli attori che raramente ho incontrato. Il set è il suo ambiente naturale, come la sua autorità che non ha bisogno di esercitare con imposizioni ed atteggiamenti, perchè gli deriva dal calore e dalla sicurezza che comunica alla troupe e agli attori.

Iaia Forte con Fabrizio Buompastore
e Salvatore Marino

Poi la luce e la gente della Puglia, che mi ricordano la "Grecia" che è in tutti noi... c'è qualcosa di arcaico e dolce in quella terra che mi innamora. E la troupe, dove non si respirava nevrosi (come spesso succede...), ma che sembrava respirare il film insieme agli attori e al regista. Ed Antonio Avati, con la sua grazia e sapienza produttiva, che discretamente sovrintendeva il tutto.
Devo dire che mi sono divertita molto anche con gli altri attori. Solfrizzi, che nel film è mio marito, attore fantastico e futuro pilota (ha guidato una Miura gialla per esigenze di set, e io sono morta di paura per come correva!), Totò Onnis, Fabrizio Buompastore, Azzurra Martino, il mio adorato Gaetano D'amore, tutti perfetti nei ruoli e tutti capaci di disegnare personaggi vivi. Avrei voluto che fosse una serie televisiva di 86 puntate per non partire più!!!
Ciao a tutti, Iaia