giovedì 7 aprile 2011

Eugenio Cappuccio: perché ho scelto di fare questo film e perché ho scelto Emilio Solfrizzi e Belen Rodriguez


Siamo partiti da un soggetto di Antonio Avati, che è stato affidato per un primo trattamento allo scrittore Claudio Piersanti (penna che amavo molto già da prima), e prima che intervenissi anch’io alla scrittura della sceneggiatura: in fondo mi è stata offerta nuovamente l’opportunità di confermare l’attenzione costante - che ho avuto anche negli altri miei precedenti film (da Il caricatore in poi, anche se con toni, colori e argomenti diversi) - verso il racconto di un protagonista messo alle strette dalla vita.
È la storia di un uomo messo ad un banco di prova: ho sempre descritto nei miei film uomini al bivio, persone interessanti da raccontare, con i dubbi, i conflitti, gli incontri e gli amori, e - perché no - anche il riso, l'ironia.
Questo film è raccontato in chiave di commedia: sottolinea l’eros diffuso, la paura di sentirsi inadeguati, la voglia di ritentare nuove occasioni; consente considerazioni più o meno serie sul successo e le sue molteplici facce; dà l’opportunità di raccontare l’Italia di oggi, e non solo, analizzando un tema centrale come quello dell'apparire, e poi cosa significa passare attraverso la tv… un sacco di roba, insomma!
Una cosa spero emerga dal confronto con Piero Cicala, il protagonista: il valore della dignità di un piccolo grande uomo che si fa coinvolgere e trascinare, che riaccetta una sfida, e che, nonostante le sue debolezze, non vende l’anima.
La nostra ambizione è stata anche di mettere a confronto due modi di vivere il successo: uno bruciato troppo in fretta, Piero Cicala, e un altro odierno, globale, gossipato e amministrato come una azienda, Talita Cortès (Belén), che nel corso della vicenda diventa rilevante fil rouge del film, come la cantilena legata al suo “lato b”. Il confronto tra i due, condito dalla differenza di età tra il cantante e la superdiva mediatica, è fonte di frequente divertimento e cattiverie!

sul set, il regista Eugenio Cappuccio con Luigi Andrei, operatore alla macchina

Se sei così, ti dico sì è per certi versi la storia di una “assurda mascherata”, resa necessaria dalla società della comunicazione, dello spettacolo: per ripresentarsi sulle scene ove il Moloch televisivo lo pretende, il nostro protagonista sente suo malgrado il bisogno di riassomigliare a Piero Cicala "il cantante" e non a Piero Cicala "'u camarir" (il cameriere); e così accetta di ricostruire la sua vecchia, patetica, immagine del passato; il suo vecchio amico chitarrista, ora barbiere (Totò Onnis), compie un lavoro da mago del trucco, riproponendocelo uguale nell’aspetto a 30 anni prima.
La maschera che Cicala accetta di indossare non è altro che un passaggio verso un ulteriore stato, quello di un uomo che nonostante tutto, nonostante la vita non sia stata con lui particolarmente generosa, né lui con lei; liberandosi nel finale da ridicoli fardelli, riesce a ritrovare un briciolo di voglia di esistere, e dire la sua, a riscattarsi dall’apaticità che viene dalla sconfitta, cantando la sua canzone preferita. Si rende conto che non serve a nulla piangersi addosso, e che è importante, per il tempo che resta, coltivare obiettivi creativi e vitali, morali forse; che l'esperienza è un valore, come i fallimenti superati e compresi. Poi ci pensa il destino a rioffrirti l’occasione: ed è questo il senso della sua avventura con Talita Cortès in America; gli è servita a vincere le sue paure. Ed anche Talita, per certi versi invaghita e stimolata da questo strano “marziano”, ci racconterà con rinnovata sincerità cosa significa essere star oggi.


sul set, Eugenio Cappuccio osserva divertito una scena, dietro Belén



PERCHÉ HO SCELTO BELEN RODRIGUEZ
“Sono qui per imparare”, mi ha detto quando ci siamo visti; intimamente pensai “cosa?!?”. mi sembrava così preparata nella vita, che era la cifra di un’ottima partenza… abbiamo parlato a lungo di noi, ci siamo incuriositi a vicenda, e scoperto che i nostri padri si chiamano tutti e due Gustavo...
Belén è evidentemente un fenomeno classico della società dello spettacolo contemporanea, in cui prevale la cultura del corpo, all’apparenza necessaria: io l’ho trovata una persona intelligente che sa esattamente quello che sta vivendo; ed è soprattutto un’ottima amministratrice del suo successo.
Ha dato luce alla nostra storia perché è una donna luminosa, disponibile, sincera, aperta e attenta: all’inizio erano tutti un po’ preoccupati, perché avrebbe dovuto affrontare una storia piuttosto articolata ed entrare in rapporto con un mattatore come Emilio Solfrizzi; ma lei, invece, è stata ampiamente all’altezza della situazione, si è affidata alla regia e ci ha messo anche del suo.

 il regista Eugenio Cappuccio prepara una scena con Belén


PERCHÉ HO SCELTO EMILIO SOLFRIZZI
Chi altri? Ho sempre avuto l’impressione di essere stati al liceo insieme, in viaggio insieme, a fare danni insieme; di averlo, insomma, non incontrato per la prima volta, semmai ritrovato… E poi credo sia uno degli attori italiani più versatili e simpatici in circolazione: per il mio film si è rivelato unico e insostituibile. Abbiamo costruito insieme molti snodi importanti del film, Emilio tiene al buon risultato in maniera maniacale, io sono come lui e siccome siamo così ci siamo detti sì…
E poi è pugliese: poche cose mi fanno ridere e affascinano come il suo dialetto, la gestualità, la filosofia di quella gente, la bellezza della Puglia… che per certi versi è una California italiana.
Quando è in scena, Emilio ha un ‘piano d'ascolto’ fantastico, non ‘fa le facce’, è una grande maschera cinematografica, potrebbe essere Pulcinella o Pantalone; mi fa pensare a Paganini, non so perché. 


Eugenio Cappuccio prepara una scena di massa

8 commenti:

Anonimo ha detto...

Io, trentino innamoratissimo della Puglia, ti invidio molto per questa tua immersione nei colori, negli odori, nel cibo, nel mare, nei paesaggi di questa straordinaria regione. Ovviamente ti invidierò di + appena vedrò il film col Gran Pugliese Solfrizzi e con tutti gli altri attori di Puglia e...con quell'argnetina che da noi ha trovato l'America! Ciao, Giacomo

Anonimo ha detto...

Hai ragione, Solfrizzi è una delle ns grandi MASCHERE CINEMATOGRAFICHE: fossimo in U.S.A avrebbe tutti gli onori che si merita, mentre gin Italia (etta) il merito , come noto, non è il primo parametro.
Se il film è così, ti dico sì! Ciao, Flora, da Fara Sabina

isabella deiana - Roma ha detto...

E' molto bello e poetico,anche tenero,avevo scritto in un altro commento,questo Piero Cicala,"il racconto di un protagonista messo alle strette dalla vita..un piccolo grande uomo ,che riaccetta la sfida e che,nonostante le sue debolezze non vende l'anima",perché nonostante tutto é rimasto una persona semplice e frenca ,come la sua bella Puglia,e anche il contrasto fra "un successo bruciato troppo in fretta,e una vita che non é stata generosa..e un successo odierno,gossipparo e amministrato come un'azienda (Talita).Un personaggio così mi aveva già ricordato personaggi di Avati!E Solfrizzi dà veramente l'impressione di una persona già incontrata,già conosciuta,quasi come un amico,e in oltre la sua bravura ne fa veramente "una grande maschera cinematografica",non poteva essere interprete più adatto!!!

Isabella -Roma ha detto...

volevo scrivere "franca"ovviamente sarò stata confusa dal pugliese!!!

Anonimo ha detto...

Cappuccio, se è lecita , una domanda: perchè non hai scelto Monica Bellucci ? Grazie dell'opsitalità, Antonio

Anonimo ha detto...

Nooooooooo! La bellucci nooooooo...

Anonimo ha detto...

io ti dico perche hai scelto belen perche magari sei amico di lucio presta

Eugenio Cappuccio ha detto...

Non sono amico diL.P Resta, e Belen si è dimostrata la scelta giusta.

cordialmente

Cap